Cinque elementi per la tua formazione personale

Photo by Aziz Acharki on Unsplash

Questo articolo e’ adattato dall’originale: Top-5 Elements for Your Growth: Revised

Era l’Agosto del 2020 quando mi trovavo a riflettere sulla caotica situazione causata dal corso della pandemia del Covid-19. Più che pandemia, ci siamo trovati di fronte ad un vero e proprio pandemonio. Il nostro stile di vita, la normalità del quotidiano, vennero interrotti su parecchie dimensioni.

A livello personale, potremmo aver perso dello spazio privato, svaghi, attività; e molti di noi hanno faticato a reinventare il proprio tempo libero. Nel mio caso, ho dovuto abbandonare le mie regolari lezioni di Wing Chun, che tra l’altro non ho ancora ripreso. Un tentativo di lezioni virtuali non è durato a lungo, e alla fine sono stato lasciato a praticare per i fatti miei.

A livello sociale, abbiamo dovuto rinunciare al tempo solitamente speso con i nostri amici e cari. Molte famiglie hanno sofferto una separazione forzata. Incontri virtuali come videochiamate, comunemente utilizzati nel mondo del lavoro, sono spesso diventati l’unica maniera per rimanere in contatto. Non sono stato nelle condizioni di visitare la mia famiglia per due anni, mancando anche ad eventi importanti.

Infine, anche il mondo aziendale ne ha sofferto. Sono certo del fatto che tu sia familiare con il tumulto, il disagio e le innumerevoli discussioni ridondanti sui vantaggi e gli svantaggi del lavoro in remoto. In tutto questo casino, io ho ottenuto un lavoro remoto permanentemente; tra l’altro, si tratta anche del lavoro che ho sempre desiderato! Questi due anni in cui ho indugiato da autodidatta in Data Science e analisi dati mi hanno aiutato a trovare finalmente lavoro come Data Scientist, con tutti i suoi vantaggi.

Breve nota per chi non sapesse cosa significa Data Scientist. Questo pomposo nome accademico è quello di un lavoro in cui programmazione, intelligenza artificiale, tecnologia, specializzazione in settore, matematica, statistica, immaginazione e spirito critico sono tutti necessari e applicati metodicamente per la risoluzione di problemi o automatizzazione di processi. Per me è stato un cambiamento radicale, specie non avendo studiato informatica.

Sto raccontando questa esperienza in una serie di articoli su LinkedIn, intitolata Coding.Mnemonics() – un titolo beffardo, che richiama la struttura di una funzione scritta in linguaggio Python. Puoi leggere il primo articolo, che tratta della pianificazione dello studio, cliccando qui.

Ciò che è accaduto a me, è accaduto anche a tanti altri. Siamo tutti passati per molti cambiamenti: alcuni sicuramente piacevoli, mentre altri hanno soltanto peggiorato la nostra situazione. Possiamo ben dire di essere stati forzati ad adattarci; oppure, di aver preso al volo la situazione come un’opportunità per andare avanti e cambiare in meglio.

Tornando al 2020, in uno dei miei primi articoli in inglese scrivevo a proposito di alcune cose che reputavo (e reputo tutt’oggi) essenziali per riuscire nella vita, o minimo per sopravvivere, in situazioni critiche quale quella in cui siamo stati recentemente costretti. Ad oggi ho apportato qualche cambiamento a quella lista, ampliando il discorso su alcuni punti, mentre reindirizzandone altri in modo diverso.

Quella che segue è la lista aggiornata dei cinque migliori elementi per la tua formazione personale.

#1 – Ragionamento Critico

Pensare in maniera critica equivale ad articolare pensieri sia essendo capaci di separare i fatti da impressioni, sensazioni ed emozioni, sia facendo inferenze su probabili risultati e valutando rischi.

È utile a ripulire le notizie e le informazioni dalla spazzatura, chiarendo i fatti. Ed è anche utile per riconoscere gli schemi in dati, eventi ripetuti e comportamenti. Adottiamo soprattutto questo modello di pensiero quando abbiamo bisogno di prendere decisioni importanti. Facendo una lista di pro e contro è una forma di pensiero critico: cerchiamo di ottenere tutte le possibili prospettive di una situazione data prima di decidere cosa è bene per noi.

Non è esente da pregiudizi e spinte emotive, ma possiamo comunque farne uso per minimizzarne gli effetti negativi o addirittura far leva sui loro vantaggi, dal momento che essi dicono molto su noi stessi.

Se non lo hai ancora letto, ti raccomando di rivedere ciò che credi di sapere su alcune importanti curiosità sociali con Factfulness (Hans, Anna e Ola Rosling, fondatori di GapMinder e creatori di DollarStreet).

Vi sono due ulteriori letture che raccomando caldamente:

  • Pensieri lenti e veloci (titolo originale: Thinking, Fast and Slow) di Daniel Kahneman: una profonda analisi dei nostri pregiudizi cognitivi e assenza di una naturale intuizione statistica nell’uomo;

Le 10 mappe che spiegano il mondo (titolo originale: Prisoners of Geography) di Tim Marshall: un libro che offre un’esaustiva prospettiva geopolitica su ciò che accade nel mondo in base agli eventi storici e alla distribuzione di risorse naturali.

#2 – Intelligenza Emotiva

Le competenze emotive sono diventate più che importanti negli ultimi due anni. Le nostre conversazioni con i colleghi, i clienti e la famiglia sono state soggette ad una massiccia transizione a incontri virtuali.

Per ordine di importanza, il contenuto del messaggio è ciò che dovrebbe contare di più; invece, poiché’ siamo giusto umani, il modo in cui il messaggio viene dato è tanto importante quanto il contenuto. Sappiamo bene che chats ed emails spesso non sono così efficaci per una comunicazione completa, specie a paragone con il dialogo di persona. Il nostro cervello brama indizi non verbali che aiutino a valutare il “non detto”. Per questo, gli schermi sono un po’ una barriera e questo significa che durante le videochiamate dobbiamo rinunciare a qualsiasi segno che venga dato dalle spalle in giù (sempre che l’altro decida di accendere la telecamera).

In breve, la distanza digitale richiede un livello molto più alto di competenze emotive rispetto alla norma. Il che significa essere in grado di capire le nostre emozioni in relazione agli eventi che accadono, ma anche capire quelle degli altri. In molte circostanze non è facile esercitare empatia; eppure, è necessaria per stringere legami e connettere con gli altri. Era importante prima come lo è adesso; solo che adesso potreste aver realizzato anche il peso che le emozioni hanno sulla nostra vita.

Daniel Goleman riduce in modo esemplare la neuroscienza delle emozioni al modo in cui esse si manifestano nel corso della nostra vita e nelle interazioni sociali, nel suo libro: Intelligenza Emotiva (titolo originale: Emotional Intelligence. Why it can matter more than IQ). E lo fa descrivendo gli inneschi delle nostre emozioni, le loro svariate sfaccettature ed il modo in cui le comunichiamo agli altri, volontariamente o meno. Quando lessi questo libro realizzai molte cose sul modo in cui ci comportiamo, e perché’ gestire le nostre emozioni è un’abilità critica per la nostra crescita personale.

Tanto per cominciare, dovresti far pratica di quanto è scritto in quel libro su te stesso. Vi sono diversi modi e strumenti per farlo. In particolare, io preferisco una forma di analisi retrospettivo-introspettiva che svolgo nel mio diario. Questo è il mio metodo per lavorare allo stesso tempo su ragionamento critico ed intelligenza emotiva. Ne ho parlato in un articolo che non ho ancora riadattato (A Framework for Deep Introspection), ma ho continuato la digressione in questo adattamento: Scrivere un giornale per rielaborare emotivamente.

#3 – Coscienza Situazionale

 Essere coscienti della situazione significa essere consapevoli di tutto ciò che ci accade intorno in un determinato momento. Richiede concentrazione, memoria e osservazione.

Internazionalmente questa abilità è nota come Situational Awareness. Si tratta in realtà di un insieme di competenze pratiche.

In passato, al numero tre di questa lista stava l’osservazione analitica. La coscienza situazionale è, in mia opinione, più facile da curare rispetto a questa forma di osservazione dettagliata, che ho descrissi come “la capacità di leggere piccoli dettagli e tradurli in ipotesi – specie dal linguaggio del corpo”.

A dir la verità, non tutti sono interessati o hanno la giusta mentalità per questa forma di osservazione un po’ alla Sherlock Holmes, un po’ alla Commissario Montalbano. La coscienza situazionale è, comunque, più facile da esercitare e testare. Il suo scopo è quello di farci raggiungere un alto livello di prontezza, dal prevenire situazioni pericolose prima che accadano al predire determinati eventi con una certa accuratezza. Ecco alcuni esempi pratici.

  • Spendiamo molto tempo davanti agli schermi dei nostri computer, e quando li spegniamo passiamo direttamente ai nostri smartphones. Questo vale anche per chi ci sta intorno: quando guidiamo, dobbiamo prestare attenzione per la nostra salvaguardia, così come per quella degli altri. Non vogliamo ferire nessuno più di quanto vogliamo far male a noi stessi.
  • La popolarità crescente degli scooter o monopattini elettrici nelle grandi città pone nuove sfide per la regolazione del traffico viario. Non c’è una settimana in cui non sento notizie di incidenti tra uno di questi scooters e un pedone, una macchina, o un cane a passeggio.
  • Infine, ho osservato che le persone per strada sembrano essere più instabili che prima della pandemia. Molti sono stati colpiti duramente dalla perdita del lavoro, o della loro pace mentale, o entrambi. Sebbene alcuni hanno la situazione sotto controllo, altri sono letteralmente mine vaganti in cerca di problemi.
  • Potrebbe essere irrilevante per i cittadini dell’Unione Europea, ma è doveroso menzionare che recenti dati dell’FBI mostrano che l’acquisto di armi da fuoco negli Stati Uniti è aumentata durante la pandemia. Anche le sparatorie sono aumentate (fonte). Che la gente si senta in licenza di risolvere i propri conflitti e disaccordi con le pistole più che mai? Non parliamo solo di sociopati: molti hanno perso per strada la propria stabilità mentale, sono disperati, e bisogna tenerlo a mente.

Anche tu potresti aver osservato almeno una di queste cose. Il punto è che, anche se non vogliamo essere incuranti della situazione, non abbiamo una vista a 360 gradi. Alcuni eventi avvengono troppo velocemente per noi, finendo con il reagire troppo tardi. Di conseguenza è importante lavorare sulla nostra coscienza situazionale per minimizzare i rischi. Il linguaggio del corpo, su cui ho posto l’enfasi due anni fa, è solo una delle tante facce del dado. Ma lo spazio personale e le circostanze ambientali sono anch’esse importanti.

 Credo davvero che la consapevolezza situazionale sia sempre più critica. Ho personalmente investito in questo tipo di competenze e continuo a farlo. Se hai intenzione di partecipare a qualche forma di addestramento o corso, raccomando di dare un’occhiata alle offerte dell’Arcuri Group. Io stesso sono uno specialista certificato dal gruppo, e sono al corrente di alcuni istruttori residenti in Italia.

L’alternativa è di esercitarsi al Gioco di Kim (dall’omonimo romanzo di R.Kipling), o di sfruttare alcune abilità mnemoniche.

#4 – Ottica del Visionario

Secondo me, essere in grado di fare un quadro completo è come cercare un unicorno. Qualsiasi quadro generale abbiamo, non è mai completo. Le ragioni sono due.

La prima è un errore sistematico, di quelli che si propagano dalle nostre limitate fonti di informazioni alla nostra testa; la quale, insieme ai nostri pregiudizi, ci offre in realtà uno spettro della cosa vera.

La seconda è che spesso e volentieri vi è più di un quadro generale. Basti pensare alle trasformazioni aziendali o anche ai cambiamenti legislativi: innumerevoli ragioni provenienti da diverse teste, ed innumerevoli conseguenze.

A volte (leggi: molto di rado) uno stato cambia la propria legge a beneficio dei cittadini, senza però avere un’idea concreta dell’impatto positivo o negativo derivante da essa. Spesso (leggi: molto spesso) i cittadini pensano al cambiamento come ad un disservizio, e a volte (leggi così com’è) vi saranno benefici a lungo termine.

Lo stesso accade a lavoro: dei cambiamenti accadono e non siamo al corrente di tutte le ragioni dietro di essi, ma facciamo delle supposizioni. Quello che potremo fare, anziché cuocerci in tali supposizioni, è di raccogliere più informazioni da risorse affidabili e rivalidare la nostra visione delle cose (che implica pensare criticamente, occhio).

C’è dell’altro. Il Covid-19 ci ha forzato ad uscire dalla nostra zona di comfort, e mentre alcuni hanno deciso di sopportarne le conseguenze, altri sono arrivati a lasciare il loro lavoro e andarsene per i fatti loro. Le cosiddette Grandi Dimissioni che stanno cavalcando l’economia mondiale da un po’ sono il segno di come e quanto le persone siano diffidenti e insoddisfatte, spesso perché non vedono il senso nel lavoro che fanno. Non vedono un chiaro quadro generale… Ammesso che ve ne sia uno!

Hai in mente un futuro diverso? Uno che ti fornisca vere risposte, motivazioni, rispetto reciproco tra le parti, ritmi sostenibili e paghe eque? Se sì, come raggiungere questo futuro?

  1. Revisiona i tuoi sogni, frammentali in piccole parti che possano essere compiute.
  2. Crea delle priorità. Sono adeguate a quello che fai al momento?
  3. Cosa potresti fare a parte il tuo lavoro attuale? Riesci ad avvertire un tuo equilibrio?
  4. Puoi descrivere la tua visione in poche, semplici frasi?
  5. In che modo la tua visione (= dove vuoi essere) si traduce nella tua missione (= come vuoi arrivare dove vuoi)?

A tal proposito, svolgo la professione di coaching per prestazioni professionali, apprendimento e carriera. Puoi contattarmi quando vuoi.

Puoi anche consultare il mio Self-Coach Toolbox, gratuito e disponibile in linea. Attualmente disponibile in inglese, sono in corso alcuni aggiornamenti e spero di ripubblicarlo anche in italiano in futuro.

#5 Autocoscienza

Mentre il mondo (me incluso) loda ciò che chiamiamo mindfulness e molti di noi sentono l’urgenza di ottenere questo stato mentale, vi è un sacco di disinformazione in merito – includendo la credenza che ottenere lo stato di mindfulness sia la soluzione finale per l’autocontrollo e la fine delle seghe mentali.

Ecco perché ho rimosso mindfulness da questa lista, sostituendola con l’autocoscienza (anche nota come Self-Awareness).

Mindfulness è simile alla coscienza situazionale, ma avviene dentro di noi. Praticando mindfulness svolgiamo una continua osservazione interiore: cosa proviamo e come, mentre le sensazioni avvengono. Potremmo anche dire che tale pratica segue un approccio pratico che è molto vicino alla terapia Gestalt, una volta ripulita dal misticismo che la circonda. È comunque solo una parte del complesso organismo che realmente siamo: è una traduzione razionale delle nostre percezioni.

Dall’altro lato, l’idea di autocoscienza è stata da sempre oggetto di dibattito tra vari filosofi, scienziati e psicologi. Se mettessimo insieme coscienza situazionale (percezione e osservazione esterna) con il senso di mindfulness (monitoraggio interno), allora avremmo l’autocoscienza.

Si tratta di un concetto davvero complesso per questo articolo in cui lo tratto brevemente. In pratica, abbiamo il potenziale di essere sempre autocoscienti. Il dubbio è sul livello di autocoscienza che esercitiamo. La nostra mancanza di autocoscienza si manifesta nei modi più disparati: dal grattarci l’inguine in pubblico inconsciamente al fissare qualcuno senza rendercene conto. Ancora, queste sono cose che potresti aver fatto oppure osservato fare da altri. Di sicuro ti hanno disturbato di più nel secondo caso: ma questo perché’ non ti sei accorto di averlo fatto tu stesso in altri casi.

E ancora, la coscienza di sé si riflette nel modo in cui ci comportiamo e comunichiamo. È controllo emotivo, osservazione, spirito critico, concentrazione… Puoi chiamarla come vuoi.

Come nel caso della pratica di mindfulness, un modo per lavorare sulla propria autocoscienza è attraverso la meditazione. Ritagliandoci regolarmente un luogo e un momento per meditare, rimanendo da soli con noi stessi, ci aiuta a rifocalizzare. Anche lo sport e l’esercizio fisico ci offrono una migliore comprensione della nostra condizione. La quale, ci dice chiaramente su quanto siamo felici in proposito e se sentiamo un certo equilibrio interiore.

Infine, a volte è anche buono chiedere ad altri cosa pensano di noi. Un feedback costruttivo da parte di cosiddetti “amici critici” ci aiuta a capire dove migliorare.

In conclusione

Ragionamento Critico, Intelligenza Emotiva, Coscienza Situazionale, Ottica del visionario e Autocoscienza sono cinque elementi importantissimi per crescere e avere successo nella vita.

Il mondo cambia troppo, e troppo velocemente per l’essere umano. Potremmo essere colpiti dal Covid-19, dalle guerre, e possibilmente da un’altra recessione economica; ma la verità è che esisteranno sempre delle avversità. Altrimenti, questo sarebbe il migliore dei mondi possibili.

Mentre non possiamo avere un impatto su tutto, anche se certi eventi hanno una forte influenza su di noi: possediamo noi stessi, e possiamo sempre far meglio. E nel tentativo di migliorare noi stessi, contribuiamo a migliorare il mondo. Probabilmente abbiamo solo bisogno di essere più attivi.

Published by Andrea Paviglianiti

I practice coaching, I love reading, and I work as a data scientist. I also recharge my batteries with meditation, martial arts, and video games. I perform career and skills coaching – thus I define myself as a “cognitive” coach: I help people improve their learning experience to succeed where they want. My method is based on behavioral analysis, psychology of learning, philosophy of dialogue, and classic literature. I write about how to get better at learning, the best books I read, and my personal philosophy of coaching. And I will not lie to you – I can get verbose at times! I’d be happy if you stick around and read more of what I have to share!

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s

%d bloggers like this: